"Ogni individuo ha diritto alla vita, alla libertà ed alla sicurezza della propria persona"
Il terzo articolo della Dichiarazione è fondamentale perché garantisce la tutela della vita di ogni individuo, ed è il diritto alla base di tutti i diritti. È necessario ricordare che la Dichiarazione Universale è stata scritta nel 1948, tre anni dopo la conclusione della Seconda Guerra Mondiale, che rappresenta l'apoteosi della violazione di questo diritto. I diritti fondamentali sono nati proprio per porre fine alle ingiustizie, per dare dignità all'uomo e per dire "mai più" alle ingiurie e vessazioni.
Il mondo oggi è intriso di conflitti e il diritto alla vita assume più che mai un valore inestimabile. Esso garantisce la sicurezza e la libertà, principi che in molti paesi come l'Arabia Saudita, l'Iraq, gli Stati Uniti, il Giappone, la Cina e l'Egitto vengono calpestati con la pena Capitale.
I DATI DI AMNESTY INTERNATIONAL
Un caso esemplare è quello di Zeinab Sekaanvand , una curda iraniana di 24 anni, è stata condannata alla pena di morte all’alba del 2 ottobre. Era stata arrestata nel 2011, appena diciassettenne, per l’omicidio del marito che era stata costretta a sposare all’età di 15 anni. Non solo Zeinab era minorenne al momento del reato, ma il suo processo era stato gravemente irregolare. Aveva avuto assistenza legale solo nelle fasi finali del procedimento, nel 2014, quando aveva ritrattato la confessione, resa a suo dire dopo che agenti di polizia l’avevano picchiata su ogni parte del corpo. Il 29 settembre la donna era stata trasferita nel reparto ospedaliero della prigione di Urmia per essere sottoposta a un test di gravidanza, risultato negativo il giorno dopo. Di conseguenza, la direzione della prigione aveva contattato la famiglia per segnalare che l’ultima visita era stata fissata per il 1° ottobre. Qui, i suoi parenti avevano appreso che l’esecuzione sarebbe avvenuta il giorno dopo. L'Iran è l'unico paese al mondo a mettere a morte i minorenni al momento del reato. Dal 2005 vi sono state circa 90 esecuzioni del genere, di cui almeno cinque nel 2018. la Cina è il maggior esecutore al mondo, ma la reale entità dell’uso della pena di morte in questo paese è sconosciuta perché i dati sono classificati come segreto di stato; per questo motivo, il dato complessivo di almeno 993 esecuzioni, non tiene in considerazione le migliaia di sentenze capitali che si ritiene siano eseguite in Cina ogni anno. Nel 2018, in Arabia Saudita sono state messe a morte 82 persone.